IL COMPITO DELL'ALLENATORE

Gli allenatori si distinguono in due tipi: quelli che intervengono e altri che accompagnano.
Quelli che correggono e quelli che stimolano. Chi lavora sulla correzione dell’errore e chi sulle cose fatte bene.
Chi lavora sull’autocritica e chi sulla dimenticanza di ciò che s’è sbagliato.“Un Mister rappresenta lo spirito del gruppo. Il mondo del calcio ha dei valori che noi tecnici dobbiamo trasmettere, al di là del risultato” ha detto Sarri, Panchina d’Oro 2015/2016. È così, perché allenatori lo si è sempre, non solo a bordo campo.

Un calcio che deve ripartire dal divertimento, dal piacere, dalla conoscenza dei concetti di sconfitta e vittoria. Tutti noi abbiamo fatto un percorso di ispirazione. Ai tempi miei la televisione ancora non c’era, però mi ricordo che c’erano le figurine, andavo a vedere le partite nei bar. Poi imitavamo questo modo di fare di questi grandi campioni: stimolavano la fantasia, provare e riprovare a essere come loro.

La tecnica è una cosa che impari da piccolo, giocando, provando e riprovando. Il percorso che faceva il campione, o comunque il buon giocatore, fino a qualche anno fa era questo: dai cinque ai tredici anni è gioco, in cui, che sia un muro o degli amici, prendevi confidenza con il pallone; dopo incontravi l’allenatore, che ti insegnava come si stava in uno spogliatoio, in un gruppo e le regole. Ti eri già fatto un bagaglio di gesti e di tecnica. Ad esempio, pochissimi oggi sanno giocare indistintamente sia con il destro che con il sinistro, ricercando la tecnica con entrambi i piedi“, Ezio Glerean.

I ragazzi di oggi sono ben messi fisicamente, ma hanno questi limiti tecnici: non parlo di gesti, parlo di una fantasia che non è mai stata incentivata. A cosa serve lo sport: conoscenza di se stessi e del mondo, controllo emotivo, adattabilità, socializzazione, tolleranza alle frustrazioni, auto-efficacia: “Sì, io posso farcela”.

Allenare non è un compito semplice, occorre che il tecnico sia in grado di miscelare qualità tecniche,tattiche,educative,e comunicative. Un obiettivo importante per gli allenatori è quello di conoscere le motivazioni che hanno determinato e che continuano a mantenere elevato il coinvolgimento degli atleti.
Fattori motivazionali (presenti in giovani praticanti discipline sportive individuali o di squadra): competere, acquisire e migliorare le abilità, sentirsi in forma, far parte di una squadra,stare con gli amici e farsene di nuovi, divertirsi, spendere energia.
Compito del tecnico è dare un obiettivo all’atleta che sia impegnativo e nel contempo raggiungibile. L’identificazione degli obiettivi è uno dei punti chiave per stimolare la motivazione e migliorare le prestazioni.
Requisiti e qualità fondamentali dell’allenatore sono considerati la passione, la capacità di relazionarsi, una personalità equilibrata, una sufficiente autostima, l’ascolto.

Un bravo allenatore dovrebbe arrivare all’allenamento carico di entusiasmo; trasmettere sicurezza, affetto, accoglienza, serenità, dovrebbe essere munito di enorme pazienza; non dovrebbe rimproverare ma, al contrario, incoraggiare e motivare; rinforzare i comportamenti positivi.
Quali sono gli allenatori preferiti: quelli che trasmettono sensazioni positive, rinforzano la prestazione, incoraggiano dopo un errore, danno indicazioni tecniche dopo un errore, sono organizzati, preparati e competenti, utilizzano uno stile autorevole.

Allenare è guidare insieme persone con diverse esperienze, talenti, interessi, incoraggiandole ad assumere la responsabilità del loro ruolo, portandole ad un continuo miglioramento. Il talento ti fa vincere una partita, l’intelligenza e il lavoro di squadra ti fanno vincere un campionato“. (Tom Peters e Nancy Austin)

Domenico Rugolo Allenatore di base Uefa B